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Un fratello e una sorella, nell'Alto Medioevo

ho recentemente visitato la chiesa Plebana di San Lorenzo e il suo battistero, a Settimo Vittone (TO)


Settimo Vittone è un comune a pochi chilometri da casa mia, con una discreta storia alle spalle, che è una storia antica perché ci troviamo nel contesto dell’anfiteatro Morenico di Ivrea, formatosi per il ritiro dell’enorme ghiacciaio Balteo, nel Pleistocene medio.


Settimo è stato innanzitutto un villaggio primitivo dei Salassi, la popolazione di origine celtica, e poi, dopo la conquista da parte dell’Impero Romano e la costruzione della strada che collegava Eporedia (Ivrea) ad Augusta (Aosta), è diventato un centro di maggiore rilievo.

Nell’Alto Medioevo la sua storia è giunta a noi frammentata, e quella che mi ha particolarmente colpito, e che voglio raccontarvi, è la storia di una regina ripudiata e di un fratello amorevole.

Ho ascoltato per la prima volta questa storia qualche settimana fa quando, durante le Giornate di Primavera del FAI, la Chiesa Plebana di San Lorenzo e il Battistero di San Giovanni Battista di Settimo Vittone appunto erano aperti al pubblico (lo sono regolarmente comunque durante molti mesi all’anno).

La Marca di Ivrea

La storia medievale dell’intera zona ruota soprattutto attorno alla Marca di Ivrea, una delle maggiori marche italiane. Nell’891 divenne reggente della marca di Ivrea Attone Anscario, un nobile franco, capostipite degli Anscarici (un ultimo presunto esponente della dinastia fu Arduino d'Ivrea re d'Italia), che è considerato il primo marchese d'Ivrea.

Furono proprio gli Anscarici a costruire questo complesso plebano in una posizione decisamente strategica lungo la via Francigena, all’inizio dell’ “Italia” di allora.

Siamo per la precisione su una altura rocciosa che sovrasta Settimo Vittone e che conserva ancora oggi i ruderi del Castello Vecchio e del cosiddetto castello nuovo.

Alcuni studi datano le due strutture religiose al IX-X secolo (o forse il battistero è anteriore alla Pieve). La Pieve ha una struttura con volta a botte e possiede splendide pareti affrescate risalenti a diversi periodi: dal tardo ‘200 alla fine del ‘400.



Quello che mi è piaciuto più di tutti forse è l’affresco di San Giorgio, del 1400, perchè qui si iniziano a scorgere i primi esperimenti di realismo prospettico: infatti alcuni particolari del dipinto escono letteralmente dalla cornice (un braccio, un piede, la testa del cavallo).

Questo mi ha fatto riflettere sul fatto che ogni transizione tra una epoca e un’altra, ogni passaggio tra uno stile ed un altro sono in realtà dei processi graduali, che avvengono perlopiù sottotraccia, anche se noi siamo abituati a vederli come schematiche catalogazioni dei capitoli di un libro.

Il Battistero ha una pianta ottagonale (perchè simbolicamente ai sette giorni del tempo umano si aggiunge il nuovo giorno, quello appunto della rinascita in Dio) e ha una fonte battesimale in pietra ad immersione.


Questo complesso é stato oggetto di molti restauri, i più importanti a fine’ 800 per mano del famoso Alfredo d’Andrade. Divenne anche in quegli anni un ospedale per pellegrini della via francigena.



Al di là dell’indiscutibile valore storico e artistico di questo luogo, la chiesa di San Lorenzo e il battistero intitolato a San Giovanni sono da annoverare tra le più importanti e integre architetture di età preromanica del Piemonte, mi piace pensare alle giornate della fine del IX secolo in cui ha vissuto qui Ansgarda, sorella di Anscario.


Ansgarda, regina ripudiata di Francia

La storia alto medioevale dell’insediamento non è mai stata chiarita completamente, ma scartabellando si può trovare qualche notizia sulla vita di questa Regina di Francia, ripudiata per questioni di opportunità dinastiche dal marito Ludovico il Balbo, che si ritirò presso il fratello Attone Anscario, Marchese d’Ivrea e Signore di Settimo.

Ansgaria trovò qui rifugio e sollievo dalla sua condizione, e io me la immagino passeggiare sul selciato tra la Chiesa e il Battistero, come me adesso ad ammirare le colline moreniche e i secolari ulivi, con l’aria che arriva dalla valle. Mi piace pensare a questo legame fraterno, che in ogni tempo può essere l’unica soluzione in certi momenti della vita, a ricordarci che tutte le storie della storia sono simili e si ripetono.

Ansgaria fu comunque una donna risoluta (di quelle che piacciono a me...): da qui lavorò per la successione al trono dei suoi figli maschi: Luigi e Carlomanno. Spinse l'arcivescovo di Reims a rivedere il suo divorzio, anche se la nuova regina, Adelaide, era incinta e mise poi al mondo un erede maschio. Ansgarda e i suoi figli riuscirono addirittura ad accusare Adelaide di adulterio e Luigi e Carlomanno infine salirono congiuntamente sui troni di Francia e di Aquitania; il destino però non lasciò molto spazio alla gloria perché ambedue morirono, giovani e senza eredi, per una caduta da cavallo.


Ansgaria morì fortunatamente poco prima dei suoi figli, in concetto di santità, e fu sepolta proprio nel battistero.

Nell’898 morì nella sua fortezza di Settimo anche il fratello, il quale sarebbe stato sepolto nella Chiesa presso l’ospizio per pellegrini da lui fondato nella parte più bassa del Borgo.

Il Carnevale di Settimo Vittone tramanda ancora questa storia con la rievocazione storica dell’incontro tra il Marchese di Ivrea e la sorella.


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