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A spasso nel Monferrato medievale: Asti e Cocconato

Updated: Mar 20, 2023

Questo alternarsi di colori regionali e di divieti, alle soglie della primavera 2021, ci rende tutti inquieti e incerti.

Per chi, come me, non riesce a concepire più di 2 settimane senza fare una gita o un piccolo viaggio in macchina almeno nel weekend, tutto ciò è ancora più frustrante. Proprio per questo l’ultima domenica papabile per uscire dal proprio comune e andare ancora a zonzo nella regione ne ho approfittato per l’ennesima gita in “staycation” in Piemonte. Questa volta toccava alla parte astigiana del Monferrato, nei miei piani di visitare del Piemonte tutti i luoghi in cui non sono mai stata.

Il Monferrato, nel 2014, è stato ufficialmente inserito nella lista dei beni patrimonio Unesco insieme a Langhe e Roero, per i paesaggi vitivinicoli che lo caratterizzano (Infernot, Barbera e Asti Spumante).


Cocconato, sulla cima della collina

Cocconato è un borgo di circa 1440 abitanti arroccato su una collina di quasi 500 metri sul livello del mare. Probabilmente il nome, derivante dal latino, indica proprio la fatica necessaria per giungere in cima alla collina che lo ospita (e fatica è la parola giusta!).

Viene chiamata “Riviera del Monferrato” per via del clima – ci sono in effetti molte palme qua e là – e anche per l’aspetto di balconata sulle colline che conferisce un panorama a perdita d’occhio. La passeggiata nel borgo vi farà apprezzare i portici di origine medievale verso la salita alla chiesa e al palazzo comunale.



Continuando verso il punto più alto del centro storico si arriva alla bellissima Chiesa della Santissima Trinità, edificata nel 1617 per voto della popolazione contro la peste ( a me ultimamente queste storie sulla peste colpiscono parecchio, tendo un po’ ad immedesimarmi diciamo).

Cocconato è famoso per la sua deliziosa robiola (purtroppo i negozi erano chiusi nella fascia del pranzo, momento in cui noi abbiamo visitato il borgo…) ed è anche noto per essere la casa madre del marchio Conbipel, qui fondato nel 1958.


Cocconato è composto oggi da 7 borghi differenti che si sfidano ogni anno nel tradizionale Palio degli Asini (meno famoso di quello di Alba ovviamente ma comunque molto sentito dalla cittadinanza). Il Piemonte è ricco di Palii, una tradizione medievale e poi rinascimentale che in tante realtà di questa regione sono state condotte quasi senza interruzione e sono state riprese e valorizzate in tempi più recenti.


Quello di Cocconato – istituito nel 1970 - ricorda un episodio specifico:

le cronache medievali narrano che gli abitanti di Cocconato spensero l’incendio divampato nel castello caricando botti d’acqua del ruscello a valle sui dorsi degli asini. I Conti Radicati indissero un torneo al centro del quale vi era una corsa d’asini, con in premio il vessillo del Casato.

Con il passare del tempo, la manifestazione è diventata una vera e propria rievocazione storica, con un corteo di centinaia di figuranti in abiti storici

Ogni borgo allestisce il proprio corteo e prepara la squadra di corridori con l’asino che ne difenderà i colori.

La particolarità del Palio degli Asini di Cocconato consiste proprio nel modo in cui vengono condotti gli animali: gli asini infatti non vengono cavalcati, ma incitati da due membri del borgo. Uno dei due tira l’animale dalla cavezza, l’altro lo incita da dietro cercando d’impedire il sorpasso degli asini degli altri borghi.

Cocconato fa parte della associazione “I Borghi più belli d’Italia”.


Ce l'ho, ce l'ho...manca: Asti

Come ho già detto in altri post, mi vergogno a dire che in 48 anni di vita da piemontese non sono mai stata in molti dei capoluoghi di provincia della mia regione…approfitto proprio di queste uniche gite possibili per ovviare a questa mancanza. E quindi: è il turno di Asti!


La fondazione della ro­mana “Hasta”, segnalata da Plinio fra le città romane di maggiore impor­tanza dell’antica Liguria, risale al 123 a.C.

Nei tempi successivi all’ Impero Romano diventa residenza episcopale e poi sede di un importante Du­cato longobardo e di una primaria Corte di Giustizia. Sotto il dominio dei Franchi fu formalmente una Contea, go­vernata in seguito dall’autorità dei vescovi; verso la fine del secolo XI la città divenne, in breve, il più importante libero comune del Piemonte. Addirittura, nel secolo XII divenne uno dei più ricchi e potenti comuni d’Italia, con diritto di bat­tere moneta e fu al centro di una fitta serie di rapporti commerciali con la Francia, le Fiandre, la Germania e l’Inghilterra.


Questo nobile e glorioso passato è ancora oggi testimoniato dalle torri (è anche chiamata "la città dalle 100 torri" anche se ne restano circa una ventina) e dalle caseforti, elementi perfettamente inseriti nel tessuto urbano con fierezza, armonizzando i portici ottocenteschi con le piazzette del centro storico. Asti é una città ospitale, a misura d’uomo, né troppo grande né troppo piccola; una città in cui è molto piacevole fare due passi in centro alla scoperta di torri, palazzi e botteghe, con una gradevole atmosfera medievale.


Il Palio di Asti: una rievocazione storica molto sentita

Ad Asti ogni anno a settembre si svolge la tradizionale festa cittadina del Palio, che culmina in una corsa di cavalli montati a pelo, cioè senza sella.

La corsa, che vede gareggiare ventuno contendenti in rappresentanza di rioni, borghi e comuni del contado, affonda le proprie origini nelle celebrazioni per il patrono della città, San Secondo, attestate sin dal XII secolo.

La prima notizia certa della corsa risale al 1275, anno in cui, secondo Guglielmo Ventura, speziale di professione e cronista per di­letto, gli astigiani corsero il Palio, per dileggio, sotto le mura della nemica città di Alba, portando danni e devastazioni alle vigne.

L’Asti medievale era una ricca e prospera realtà, derivante dall’attività commerciale e creditizia, che ogni anno rinnovava nel Palio e nelle manifestazioni correlate la sua potenza; il cittadino Ogerio Alfieri, antenato del più celebre conte, il drammaturgo Vittorio, ci informa come la sua città “nell’Anno del Signore 1280” fosse “colma di ricchezze, chiusa da solide e recenti mura e costituita quasi interamente da molti edifici, torri, palazzi e case da poco costruite”. Ogerio non manca poi di dispensare elogi ai concittadini astigiani giudicandoli “assennati e nobili, ricchi e potenti”.

Il Palio propriamente detto è il grande drappo di velluto con le insegne di Asti e l’effigie di San Secondo, che ogni anno si cuce in due esemplari: il primo viene donato al patrono, San Secondo, mentre il secondo è l'oggetto della contesa tra i ventuno cavalieri impegnati nella corsa a cavallo di settembre.



Per capire il Palio è necessario esserci, calarsi nella Festa, magari seguendo direttamente le vicende di uno dei ventuno partecipanti: dai loro sguardi e racconti di un anno intero di lavoro di preparazione emerge la passione, l’attacca­mento fortissimo ai colori, la voglia di vincere, l’incontenibile gioia della vittoria, l’amarezza della sconfitta.




Anche oggi, come allora, il Sindaco dà licenza di correre il Palio pronunciando antiche parole:

«Signor Capitano, vi do licenza di correre il Palio nell'anno del Signore... Andate, e che San Secondo vi assista!»

Mi hanno molto incuriosito i premi previsti:

  • 1° arrivato: il Palio - il drappo di velluto con l'effige del Santo Patrono

  • 2° arrivato: la borsa di monete d'argento

  • 3° arrivato: gli speroni - furono introdotti come terzo premio, come un invito a utilizzarli in futuro per conseguire risultati migliori

  • 4° arrivato: il gallo vivo - premio dalle forti valenze simboliche: rappresenta infatti la libertà comunale, la vittoria del bene sul male, l'ardimento e la riscossa dell'anima sul peccato

  • 5° arrivato: la coccarda con i colori della città - che sono il bianco e rosso

  • ultimo arrivato: l'inchioda (acciuga) con l'insalata - all'ultimo arrivato spetta «l'inchioda» o acciuga salata. È uno dei premi più caratteristici e sentiti del Palio di Asti. Deriva dal dialetto astigiano trecentesco. Destinata all'ultimo classificato, è data in premio in segno di scherno e di disonore per lo sconfitto.


Nel 1977 è nato il "Paliotto", una manifestazione che si svolge il giovedì sera antecedente la corsa del Palio, che pone in competizione tra loro i gruppi degli sbandieratori dei singoli rioni, borghi o comuni partecipanti al Palio.

Gli sbandieratori, nel Medioevo come nel Rinascimento, sono nati come alfieri militari che, nel clamore della battaglia, con i propri lanci e «figure» incitavano il morale ed impartivano gli ordini alle truppe. Anche per questa competizione il premio è un drappo, simile ma più piccolo a quello che viene assegnato per la corsa (appunto un "paliotto").

L'iniziativa è stata ideata per meglio valorizzare questa particolare arte, conosciuta e praticata in molte realtà nazionali e che raggiunge il suo apice nelle città del Palio.


Come sempre mi piace fare un accenno alla cucina e qui la tradizione dolciaria astigiana:


per celebrare l’antica manifestazione, così radicata nell’identità locale e tra i punti di forza della vocazione turistica del territorio, la storica pasticceria Giordanino (aperta nel 1912 da Giuseppe Giordanino lungo il centrale e elegante corso Alfieri) ha aggiunto alle tante specialità anche la Torta del Palio:


una morbida pasta margherita aromatizzata al liquore Amaretto e ricoperta di cioccolato.


Peccato che fosse chiusa in questa domenica gialla/arancione/non so più che colore….



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Se vuoi leggere tutti i miei racconti di esplorazione obbligata attorno a casa, eccoli qui:

Se hai voglia di aggiungere un tuo personale racconto di quale luogo hai scoperto o rivalutato nella tua Regione in questa epoca di Pandemia, lasciamelo nei commenti!


Possiamo costruire tutti insieme una libreria di gite, provando a vincere le difficoltà con la forza dei racconti belli.


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