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La Cartolina dall'Italia di Aprile

Writer: FrancescaFrancesca

Updated: Mar 20, 2023

LA CAMPAGNA TOSCANA

496.000, circa: sono questi i risultati che propone il motore di ricerca del mio pc se digito le parole “campagna toscana”.

Giusto per dare un’idea dell’enormità del risultato, se estendo un’analoga ricerca a tutte le venti regioni italiane, il secondo posto se lo aggiudica la “campagna umbra” con 90.700 risultati, circa un quinto di quanto ottenuto dalla vicina Toscana (medaglia di bronzo alla “campagna veneta”, 66.100).

E il primato toscano persiste se, invece della campagna, cerco le colline: “colline toscane” si aggiudica nuovamente il primo posto (299.000 risultati), seguito, con notevole distacco, da “colline marchigiane” (137.000) e infine da “colline umbre” (77.500).


Ovviamente è un puro ordine di grandezza, che nulla dice su consistenza ed importanza dei contenuti dei risultati stessi, ma penso che la cosa faccia comunque riflettere su quello che innegabilmente continua ad essere il potere evocativo della campagna toscana...


Henri Desplanques (1911-1983), un geografo francese che condusse parecchi studi sulla campagna italiana (soprattutto del centro Italia) ebbe a dire che

La campagna toscana è stata costruita come un'opera d'arte da un popolo raffinato, quello stesso che ordinava nel '400 ai suoi pittori dipinti ed affreschi: è questa la caratteristica, il tratto principale calato nel corso dei secoli nel disegno dei campi, nell'architettura delle case toscane. È incredibile come questa gente si sia costruita i suoi paesaggi rurali come se non avesse altra preoccupazione che la bellezza.“

Non a caso, uno splendido angolo di Toscana, la Val d’Orcia, è entrata a far parte nel 2004 della lista dei Patrimoni dell’Unesco con una motivazione molto simile a quella espressa anni prima da Desplanques, ovvero:

eccezionale esempio del ridisegno del paesaggio nel Rinascimento, che illustra gli ideali di buon governo nei secoli XIV e XV della città-stato italiana e la ricerca estetica che ne ha guidato la concezione […] La Val d’Orcia, connubio di arte e paesaggio, spazio geografico ed ecosistema, è l’espressione di meravigliose caratteristiche naturali ma è anche il risultato e la testimonianza della gente che vi abita.”

Anni fa, un mio collega anglo-pakistano, che amava molto l’Italia (e per questo l’aveva girata in lungo e in largo), mi disse che secondo lui il Piemonte delle Langhe e del Monferrato non aveva nulla da invidiare alla Toscana e la cosa mi aveva profondamente inorgoglito (per inciso, anche Langhe-Roero e Monferrato, con i loro paesaggi vitivinicoli ed il Castello di Grinzane Cavour, rientrano dal 2014 nella lista dei Patrimoni dell’Unesco).


Che la pietra di paragone attraverso cui esaltare le bellezze piemontesi non siano stati il Veneto o magari l’Umbria o anche, perché no?, le Marche, ma proprio la Toscana, la dice lunga sul fatto che, nell’opinione comune, se non si ha nulla da invidiare alla Toscana, allora significa davvero di aver raggiunto l’apice della bellezza paesaggistica.


(E il fatto che io sia stata mossa da campanilistico orgoglio, è a sua volta riprova del fatto che alla fine siamo tutti consapevoli e convinti di una cosa: che i paesaggi della Toscana sono un’eccellenza difficilmente eguagliabile.)

Ed effettivamente c’è poco da fare:

nell’immaginario di tutti, il paesaggio rurale perfetto, quello che ciascuno inconsciamente descrive se deve dare una definizione di “campagna”, è proprio quello della campagna toscana, da sempre fonte di ispirazione di artisti di ogni epoca e provenienza: poeti, scrittori, registi, fotografi, musicisti ne sono stati sedotti, l’hanno immortalata nelle loro opere o l’hanno scelta come base per le loro parentesi di vita agreste, trasformandosi talvolta in produttori di olio e vino (Sting docet).


Eppure, esistono tante campagne toscane, diverse fra loro, non ce n’è una sola…


La già menzionata Val d’Orcia è quella che probabilmente più influenza l’idea comune di campagna toscana: divisa tra la provincia di Siena (per la maggior parte) e quella di Grosseto, è proprio costituita da quel rincorrersi di colline dolci e tondeggianti, spesso solcate dai filari degli immancabili cipressi, che tutti abbiamo immediatamente in mente quando pensiamo alla Toscana.

E’ la terra dei vigneti del celeberrimo Brunello di Montalcino, ma anche di piccoli borghi, castelli, abbazie, e poi di oliveti, boschi di faggi e castagni.

La zona è a tal punto (e risaputamente) paradisiaca che Ridley Scott, nel suo colossal “Il Gladiatore”, ha deciso di girarvi le scene in cui Massimo Decimo Meridio immagina di ritrovarsi nei Campi Elisi...


Restando sempre in provincia di Siena, muovendoci verso sud, incontriamo un altro tipo di campagna:


questa è la zona delle Crete Senesi, colline argillose talvolta aspre e quasi spoglie, interrotte da calanchi e biancane...

Certo non mancano anche qui zone verdi di pascoli, filari di cipressi, oliveti, ma in alcuni punti il paesaggio è quasi lunare: eppure, da Pienza (in piena Val d’Orcia) ad Asciano (nel cuore delle Crete Senesi) ci sono solo una trentina di chilometri...


Che dire poi della Val di Chiana?

E’ un’ampia valle pianeggiante che si estende tra le province di Arezzo e Siena e ancora oggi è il fulcro agricolo della Toscana (anzi, la parte aretina era detta addirittura “il granaio dell’Etruria” per l’abbondante produzione di grano). Costellata di leopoldine (le tipiche e caratteristiche case coloniche fatte costruire dal Granduca Pietro Leopoldo I di Lorena sul finire del XVIII secolo, per migliorare le condizioni di vita dei contadini della zona), è un susseguirsi di campi di girasoli e terreni coltivati, brulli e quasi aridi in tempi di maggese.

Tra l’altro, il MIPAAF (Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali), solo qualche mese fa, ha inserito la Val di Chiana nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici.


Ma c’è anche il paesaggio variegato della Maremma:

dai famosi vigneti della Maremme Pisana (dove viene prodotto il celebre Sassicaia) ai campi di grano della Maremma Grossetana, che, punteggiata da pascoli, oliveti e ancora vigneti, si trasforma in macchia mediterranea e pinete di pini marittimi man mano che si procede verso la costa oppure, addentrandosi ancor più verso l’interno e verso il confine con il Lazio, in valloni incisi nel tufo.


E l’elenco potrebbe continuare perché la Toscana è orgogliosamente suddivisa in molteplici zone (Chianti, Valdarno, Garfagnana, Lunigiana, Valdelsa...), ognuna con una precisa identità paesaggistica e culturale: il denominatore comune, credo stia nel fatto di renderla innegabilmente meravigliosa in ogni sua parte.


CHI E' BERTRAND RUSSELL

Premio Nobel per la Letteratura nel 1950, Bertrand Russell è stato filosofo, logico, saggista e matematico.

Nato nel 1872 in Galles da una famiglia aristocratica, tra le più prestigiose del Regno Unito, fin da ragazzino trovò nello studio della matematica prima e della filosofia poi, la via di fuga da un’infanzia triste ed oppressiva, all’insegna dell’educazione puritana impartita dai nonni paterni.


@ ArtSpecialDay

Russell si innamorò ben presto dell’Italia, della sua cultura, delle sue città: una delle sue prime visite avvenne già nel 1895 durante il viaggio di nozze con la prima moglie, la statunitense Alys Pearsall Smith, per far visita alla sorella di lei in Italia al seguito dello storico dell’arte Bernard Berenson, uno dei massimi esperti dell’epoca sui pittori del Rinascimento italiano.




(Mary e Bernard Berenson erano a tal punto innamorati dell’Italia che si trasferirono definitivamente a Firenze nel 1899, vi si sposarono e acquistarono Villa I Tatti, che divenne luogo di incontro di famosi intellettuali dell’epoca, italiani e non. La villa venne lasciata da Berenson all’Università di Harvard e oggi è sede del “The Harvard Center for Italian Renaissance Studies”. Entrambi sono sepolti nella cappella della Villa.)


I viaggi di Russell in Italia continuarono negli anni per approfondire lo studio della lingua o per partecipare a conferenze. Non padroneggiò mai la lingua italiana quanto quella tedesca o francese, ma le sue opere sono piene di riferimenti all’Italia.

E proprio un italiano, il matematico Giuseppe Peano, influenzò in modo determinante e decisivo il suo pensiero: Russell ne studiò approfonditamente le opere ed arrivò ad elaborare le sue teorie che rivoluzionarono i fondamenti della logica.


LE NOSTRE CARTOLINE DALL'ITALIA

Uno degli obiettivi principali, qui a Nel Paese delle Meraviglie, è quello di ispirare nuovi viaggi in Italia, tramite una narrazione leggera, "zoomando" all'indietro per abbracciare l'Italia tutta - invece che scendere in mille dettagli e indirizzi di ogni luogo - alla ricerca delle storie che svelano l' unicità di ogni borgo, città o regione.

Le nostre Cartoline dall'Italia sono frutto di una ricerca sugli scrittori, poeti, letterati e viaggiatori più o meno celebri che nel tempo hanno visitato l'Italia e che hanno colto in essa qualcosa di diverso, un aspetto particolare da cui sono stati colpiti. Questo lavoro si è orientato soprattutto sugli autori stranieri che, un po' come facciamo anche noi con il nostro punto di vista di esperti del turismo internazionale in visita nella nostra Penisola, hanno contribuito al racconto del nostro Paese con uno "sguardo dal di fuori". Spesso solo chi osserva un Paese da un punto esterno ne coglie una fisionomia nuova e sorprendente.


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