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  • Writer's pictureAlessandra

Ritratti, la domenica


Non amo i ritratti.

La fotografia è per me una interpretazione libera del mondo attorno e dentro me, una espressione di quello che sento e vedo.

Non sono mai stata brava a fotografare le persone, a partire da quelle che amo.

Un ritratto è faticoso, per tutti.

Per il soggetto, che deve spesso superare una barriera di imbarazzo, assumere una forma e un momento in cui essere davvero sé stesso, oppure essere quello che vuole, per mascherare, per enfatizzare, per dire qualcosa.

Per chi fotografa, che deve interpretare chi ha davanti, uscire dalle pose scontate, restituire una immagine che piaccia per primo a chi gliel’ha chiesta.

Per me, perlomeno, è così. Un ritratto mi risulta faticoso, allora rinuncio in partenza.


Preferisco a volte gli autoritratti (per rifuggire termini scontati) perché io so quello che sono in quel momento, quello che voglio dire, quello che non voglio dire. Lì, so chi devo ritrarre.

Invece, anche con chi amo e conosco profondamente, fatico.


Ma una domenica di primavera, un pasto abbondante che ti scioglie i pensieri, abbassa le barriere. Queste foto non le ho scattate io, ma sono come mie perché le ho pensate, organizzate, commissionate a chi ha solo premuto per fermare questi attimi intimi tra me, mia madre e mia sorella.


E ne sono soddisfatta, cosa più unica che rara.

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